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Non si può entrare in punta di piedi lì dove i personaggi, a costo di mostrare la loro anima sotto forma di semplice verità, si svestono fin anche della loro pelle: il tentativo resta vano. O dentro o fuori. In queste pagine c'è un mondo che si schiude mostrando tutta la sua fragilità e bellezza, un mondo nel quale i personaggi si muovono consapevoli della loro ineluttabile fine, sottoposta all'incedere costante del tempo, che trasforma le persone in ricordi fissandoli in un eterno presente. Nello scorrere le righe c'è talmente tanta forza espressiva da impedire al lettore la benché minima levata di scudi. I personaggi trasudano parole eterne proprio perché la loro condizione esistenziale è così densa di significato da porli in una dimensione di oggettiva grandezza. Sono giganti che, senza saperlo, si muovono cercando a tutti costi di nascondersi tra le pieghe del loro dolore. Mentre gli odori delle parole pervado la mente irrimediabilmente, i colori del linguaggio sono vividi e il contegno relegato al ruolo pressoché insignificante. È come ritrovarsi, da accattone, ad una festa alla quale non sei stato invitato.